venerdì 2 dicembre 2011

NAPOLI-JUVE: tra deliri e silenzi assordanti

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Quattro giorni di fuoco, di emozioni, di passione e di fame. Fame di risultati, fame di sfatare tabù che ci perseguitano, fame di poter ricordare a tutti che: “Essere primi per la Juventus non è una sorpresa, è la normalità”.
Dopo la bella e sofferta prestazione di sabato sera all’Olimpico contro la Lazio terminata in stile “Copia&Incolla”dall’anno scorso (ancora una volta 0-1 e Pepe in gol) la concentrazione va tutta sul recupero di  Napoli-Juventus di martedì 29/11, partita tanto delicata quanto sentita, specialmente dopo le polemiche fin troppo esagerate riguardo il rinvio del 6 novembre, da Napoletani, Juventini e Juventini di Napoli come me.
Il mio racconto della gara in quest’occasione sarà più da “diario di bordo”, o meglio ancora da “inviato di guerra” visto che la partita non l’ho seguita comodamente a casa su sky, ma direttamente in piedi sui sudici sediolini del mastodontico San Paolo, tanto enorme quanto obsoleto e mal gestito impianto, attorniato da migliaia di supporters azzurri, la maggior parte interessata più ad inveire contro gli avversari che a sostenere i propri beniamini.
Si arriva ai cancelli alle 16 in punto (mio padre se ti dice un orario, spacca il secondo e non fa nemmeno un decimo di ritardo rispetto al previsto :D) e nonostante la tentazione di farsi una passeggiata per perdere un po’ di tempo sia tanta, la paura che la piccola fila già nata ai nostri gate possa allungarsi ulteriormente ci fa optare per prendere subito posto anche noi in coda.
Il tempo sembra non passare mai e la malsana abitudine di aprire troppo tardi i cancelli al pubblico oltre ad innervosire chi è li da ore consente agli immancabili furbetti di turno arrivati all’ultimo momento di “affiancarsi” agli altri in testa alla coda. Delle transenne mobili eviterebbe questo fenomeno di code che si allargano invece di allungarsi, che di tanto in tanto scatenano (giustamente) qualche litigio.
Nella lunga attesa è divertente osservare chi ci circonda, dal venditore dell’immancabile “Caffè Borghetti” a quello delle sciarpe azzurre, poi il bibitaro e quello dei manifesti funebri per l’avversario, il camioncino dei panini o l’intramontabile “bagarino”. Tutti folcloristici personaggi che a suon di cori, slogan o canzoncine cercano di portare a casa la giornata confidando sul buon cuore del ragazzo che regala alla fidanzata la sciarpetta rosa o del papà che accontenta il figlio con la maglietta del Pocho.
La mia attenzione si sofferma sul classico free-press che viene dato agli spettatori in fila e non posso fare a meno di notare che anche stavolta come lo scorso anno, il destino ha giocato un brutto scherzo agli autori di quest’ultimo. Nel gennaio scorso la cover del giornale era tutta per quella che doveva essere la sfida più attesa: Cavani contro Quagliarella, il nuovo idolo azzurro contro il “traditore” passato in bianconero; peccato  che tre giorni prima, a Torino, il crociato di Quagliarella aveva deciso di andare in vacanza fino a giugno rimandando tutto alla successiva stagione.
Il giornale che martedì avevo tra le mani mostrava nuovamente i due bomber, preannunciando ancora una volta il tanto atteso confronto; e anche stavolta niente da fare, Cavani nemmeno in panchina per un brutto taglio rimediato tre giorni prima contro l’Atalanta (e Quagliarella pochi minuti in campo). Consiglierei per il prossimo anno copertine meno mirate e più generiche .
Alle 17:30 circa si aprono i cancelli e finalmente si entra cercando di accaparrarsi ognuno il posto preferito, il numerino sul biglietto sotto la voce “posto” è forse un consiglio per il lotto, chissà…
Un paio d’orette a smanettare cellulari ed Mp3, tante foto ricordo e chiacchierate che passano dalla pesantezza o meno per il Napoli dell’assenza di Cavani a fantomatiche voci di mercato che in pochi minuti vengono addirittura ufficializzate dal tizio che dice di aver sentito in tv l’annuncio ufficiale del presidente.
Evitiamo di soffermarci sul degrado dell’impianto che ci ospita e passiamo direttamente alle due squadre che entrano in campo per il riscaldamento. Fischi assordanti e ingiurie varie accompagnano quello della juve, cori, applausi e grida di gioia per i padroni di casa come è giusto che sia. Bersaglio preferito, inutile dirlo, il “traditore” Quagliarella, colpevole dopo essere stato buttato via a calci nel didietro dal club azzurro di aver preferito la JUVENTUS all’esilio in Russia. In non pochi cori o striscioni è evidentissima la frustrazione e il senso di vittimismo e inferiorità che vanno ben oltre la sola rivalità calcistica.
Non sono il solo Juventino, lo so e anche se non lo sapessi mi basterebbe guardarmi intorno per scrutare persone prive di qualsiasi gadget azzurro, che ai cori contro la loro fazione non partecipano magari fingendo di scattare foto o di parlare al telefono. In un posto dove il bus della squadra avversaria viene preso a sassate è più che giusto comportarsi così.
Le squadre entrano in campo, Tagliavento porta il fischietto alla bocca e si comincia. La foga e l’odio profondo verso il bianconero portano il tifoso medio ad accanirsi contro il direttore di gara anche per il più piccolo contatto non punito (a un ragazzo è scivolata dalle mani una Coca-Cola e ha chiesto il giallo per Chiellini).
Al quarto d’ora Pirlo atterra Lavezzi in area e calcio di rigore per il Napoli. Hamsik posiziona il pallone sul dischetto “orfano” di Cavani, prende la rincorsa e…GOL, Napoli in vantaggio e realizzatore che per poco non scivola sulle scale che portano agli spogliatoi nel tentativo di esultare “simulando” un ritorno negli stessi. Lo stadio è una bolgia e ci vogliono 40 secondi abbondanti per appurare che il sig. Tagliavento ha ordinato di ripetere il tiro dagli 11 metri perché al momento della realizzazione troppi giocatori sono entrati in area. A norma di regolamento tutto giusto anche se la fiscalità sembra a tutti un po’ eccessiva facendo scattare la clamorosa auto-gufata  azzurra, talmente convinta di essere stata raggirata da Agnelli e Tagliavento che quasi non si scompone nel vedere lo slovacco sparare alto il secondo tiro dal dischetto. Inutile sottolineare che il favore si fa non concedendoli i rigori, non facendoli ripetere.
Per evitare che questo post diventi più lungo della Bibbia, voliamo al fischio finale del 1° tempo, che si chiude 2-0 con le reti di Hamsik e Pandev arrivate grazie a prestazioni “cabarettistiche” dei nostri difensori (Bonucci e Chiellini in particolare). Qualcuno mangia uno snack o il classico paninazzo imbottito, altri telefonano agli amici a casa e raccontano del rigore con la certezza dell’influenza Agnelliana su Tagliavento e altri ancora, come me, pensano che la Juve non sia effettivamente pronta per sfatare tutti i tabù degli ultimi anni.
Il secondo tempo inizia, passano tre minuti scarsi e Matri clamorosamente lasciato solo da Campagnaro insacca De Sanctis, napoletani impauriti e partita riaperta. La Juve del secondo tempo è tutta un’altra cosa, riesce finalmente a imporre il suo gioco e fa sudare non poco giocatori e tifosi avversari ma come spesso accade arriva la tegola in testa che ti può ammazzare: Maggio corre 80 metri sull’out di destra “osservato” da Chiellini, mette il pallone in mezzo per Pandev, che nonostante sia tenuto da due difensori aggancia la sfera, si gira e la piazza sul palo a sinistra di Buffon. 3-1 e (come molti pensavano) tutti a casa, il Napoli batte ancora la Vecchia Signora.
Evidentemente nell’intero impianto solo in 12 la pensavano diversamente: Gianluigi Buffon, Stephan Lichtsteiner, Andrea Barzagli, Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini, Andrea Pirlo, Simone Pepe, Arturo Vidal, Marcelo Estigarribia, Mirko Vucinic, Alessandro Matri e Antonio Conte.
E’ il 72simo quando Vucinic crossa in mezzo un pallone che arriva tra i piedi del “Chelo” Estigarribia, lasciato completamente solo dalla difesa azzurra come in occasione del gol di Matri. Il Paraguayano dal nome impronunciabile (a parte per noi dal cuore bianconero) ha solo il tempo di toccarla al volo di sinistro per metterla sul destro e sfiorarla di punta prima che De Sanctis gli si avventi addosso. 3-2 e numero di fiduciosi che va ben oltre i 12 di prima…ma stavolta i nomi li tralasciamo.
Al minuto 80 il delirio, 60mila e più persone ammutoliscono impietrite creando un atmosfera surreale. Gargano perde una brutta palla, Pepe si invola in area senza essere fermato, trova un triangolo con Fernandez tanto fortunoso quanto bellissimo, piattone nell’angolino basso e 3-3. Silenzio assordante.
Negli ultimi dieci minuti la Juve prova a compiere il definitivo miracolo buttando nella mischia anche Quagliarella (passato quasi inosservato dagli scioccati tifosi azzurri) e Del Piero, ma il 3-4 sarebbe stato troppo e la partita si chiude con un giusto e spettacolare pareggio.
Questa è stata Napoli-Juve del 29/11/2011 secondo me, ma non ho ancora finito.
Per chiudere vorrei togliermi qualche sassolino dalla scarpa riguardo la famosa frase che specialmente in clima pre-partita viene fuori: “Come fai a tifare Juve se sei di Napoli?”
Ebbene, credo che la suddetta sia una delle domande più false e patetiche mai fatte, uno squallido tentativo di far passare in difetto una persona su di un argomento che invece è straordinario proprio perchè non ha confini o provenienza geografica e può unire persone di tutto il mondo.
Bisognerebbe far presente a chi spesso tira fuori questo quesito che ci sono napoletani bianconeri amanti, difensori e sostenitori della nostra bella città molto più di altri che credono di essere "napoletani" solo perché seguono 11 ragazzi vestiti d'azzurro correre dietro un pallone.
E’ il mio caso, IO AMO NAPOLI DA MORIRE (SOPRATTUTTO LE SUE GRANDI PERSONALITA' DEL PASSATO), MA IL MIO CUORE è BIANCONERO...ed è bianconero aldilà di Torino, dello scontro NORD-SUD, dell'ideologia del padrone contro l'operaio...sono bianconero perché mi emoziono a vedere quelle maglie a strisce correre in campo e NESSUN TIFOSO DI UN' ALTRA SQUADRA, TANTOMENO DELLA MIA CITTA' PUO' VENIRMI A DIRE CHE SONO STRANO, DIVERSO O PEGGIO ANCORA INFERIORE A LUI.
Quanti di quelli che violentano quotidianamente questa città e la fanno lentamente morire, dando modo al Nord di considerarla inferiore poi vanno in giro con la sciarpetta azzurra intorno al collo?
Questi “napoletani” che prendono a sassate il pullman degli avversari, che tentano di aggredire i tifosi del settore ospiti, che rovinano il loro stesso stadio  e poi si indignano o vanno su tutte le furie se dal Nord arrivano solo cattive opinioni su  Napoli e i suoi cittadini non hanno capito che sono loro, con questi comportamenti (e naturalmente non parlo solo del contesto calcistico) a dare spunti per farsi sputare addosso dalle altre regioni.
Il pianto è l’unico mezzo conosciuto per rispondere,  di provare a rialzarsi e rimboccarsi le maniche per dimostrare il contrario non se ne parla, nemmeno nei piccoli gesti quotidiani.
La lacrimuccia e lo sfoggio del glorioso passato del Regno delle due Sicilie per mascherare un presente dove siamo carnefici ma ci fingiamo vittime.....cmq l'importante per il Napoletano è chiedersi sempre (ci fanno pure i libri):"Come fai a tifare Juve se sei di Napoli?"...................vorrei tanto vedere un libro intitolato:"Come fai a tifare Napoli, se Napoli la stai uccidendo?"… magari lo scriverò io, mantenendo proprio questo titolo perché so che piace ad una mia amica.

Gaetano D’Orso

2 commenti:

  1. Il titolo è bellissimo, guai a non scriverlo. Anche io ho beccato degli Juventini, gli si leggeva proprio in viso. Quando il Napoli ha segnato, hanno solo applaudito, io manco quello, mi sono limitata ad alzarmi. Comunque ne vogliamo parlare dello schifo di dover arrivare 5 ore prima per prendere un posto decente? O ne vogliamo parlare del loro amatissimo presidente, quello che vuole portare le novità nel calcio, quello che son due anni che gli promette dei tabelloni, ma non li mette (ufficialmente perchè non gli danno i permessi, ufficiosamente è perchè deve levare una buona fetta di tifosi dalla curva e quindi meno soldi) Ma sai, loro amano Napoli. Comunque era bellissima la paura dei tifosi negli ultimi 10 minuti, non vedevano l'ora fischiasse, avevano troppo paura del quarto.

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  2. è meglio non parlarne, altrimenti mi tocca scrivere ancora tre giorni...il problema non è lo stadio o l'organizzazione....siamo noi Juventini di Napoli l'unica cosa da "debellare"...

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